ELIO MARCHEGIANI (1929)

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ELIO MARCHEGIANI

Elio Marchegiani nasce a Siracusa nel 1929. Fecondo e poliedrico artista, sperimentatore irriverente di tecniche, materiali e linguaggi, Elio Marchegiani è da circa mezzo secolo una delle figure più eccentriche e trasversali nel panorama dell’Arte italiana.
Nell’utilizzo della provocazione, nel rapportare opera-ambiente-gioco, l’artista vuole rendere partecipe lo spettatore dell’opera, fare di questa un luogo delle relazioni, un'idea immagine; l’opera d’arte vista come un congegno dell’intelletto che spinge ad andare oltre: questo è l’assunto che guida la sua ricerca.
Si trasferisce con la famiglia a Livorno, dove da autodidatta inizia a muovere i primi passi nella pittura. Inizia così la frequentazione con un certo ambiente artistico della città, ma è soprattutto l'incontro con Mario Nigro, J.Mario Berti e Ferdinando Chevrier che gli fa decidere la strada da percorrere. Insieme organizzano mostre e incontri culturali, ma è la conoscenza con Gianni Bertini che gli suggerisce di lasciare la provincia per l'avventura artistica a Milano, Roma e Bologna.

Esordisce intorno alla metà degli anni ’50 con una produzione prossima all’informale che da subito mostra una forte carica ironico-trasgressiva. La prima maturazione avviene negli anni Sessanta, nel clima del New Dada, del Nouevau Réalisme e della Pop Art, che conduce l’artista alla realizzazione delle prime opere oggettuali. L'attenzione a Giacomo Balla, Marcel Duchamp e Lucio Fontana ed ai legami fra scienza e immagini costituiscono la base di tutto il suo futuro lavoro.
Trasferitosi a Roma, approfondisce il rapporto luce-forma-colore; qui, dalla frequentazione con matematici e scienziati, trae nuovi spunti di approfondimento che lo portano al concetto di tecnologia come poesia, dove la materia sarà totalmente strumentalizzata all’Idea.

La serie delle “Gomme”, eseguite tra il '71 e il '73, precede il periodo in cui si dedica alle “Grammature di colore” e alle ricerche sui supporti (intonaco, lavagna, pelle, pergamena). Pensate come una riflessione sulla pittura da una angolazione concettuale, le “grammature” – su intonaco o su lavagna – distillano, in una sequenza di aste verticali replicabili in milioni di combinazioni numeriche, i colori propri della grande tradizione italiana dell’affresco, in particolare quella di Piero della Francesca e di Masaccio.
A partire dagli anni Ottanta il lavoro di assemblaggio di objet trouvè recupera una sua nuova centralità nel percorso di Marchegiani: maschere antigas, scarabei, farfalle imbalsamate, diventano di volta in volta parti di un discorso che ha per tema una critica feroce del potere, delle sue forme e dei linguaggi.

Marchegiani ha al suo attivo oltre settanta personali, tra cui ricordiamo Lussemburgo '65, Ferrara e Modena '77, Alessandria '78, e numerosissime collettive; è stato invitato alle Biennali di Venezia del '68, '72 e '86. Nel 1998 il Comune di Livorno, nello spazio del Museo Fattori gli dedica un'ampia antologica che comprende le opere più significative dei diversi periodi della sua ricerca artistica.
Designato come Art Director della nuova Scuola di “Restauro e tutela degli oggetti d'arte e di cultura contemporanea” del Comune di Morro D'Alba nelle Marche, è stato inoltre docente della cattedra di Pittura presso “l'Accademia di Belle Arti” di Urbino, da lui diretta dal 1983 al 1988.

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