HANS HARTUNG (1904-1989)

JIRI KOLAR (1914-2002)
20 Marzo 2019
MAGDALO MUSSIO (1925-2006)
20 Marzo 2019

"Hans Hartung nasce a Lipsia nel 1904. Artista difficile da collocare, perché indipendente ed autonomo; non ha mai voluto essere inghiottito dalle definizioni e dalle etichette. Per Hartung i suoi segni, le sue macchie, i suoi lampi non si apprendono all’Accademia, né si imparano da altri, ma scaturiscono da un cortocircuito psico-fisiologico, prodotto sia dagli impulsi interni che esterni. Ed è chiaro come la sua vita e gli avvenimenti che l’hanno caratterizzata, abbiano giocato un ruolo importante nella sua pittura.

Hans Hartung, di origini alto-borghesi , sin da fanciullo esprime un talento innato e spontaneo; fu un autodidatta e, anche se frequenta per poco tempo le Accademie di Belle Arti di Dresda e di Monaco e gli studi del Bauhaus, non si lascia catechizzare dall’insegnamento, troppo rigido e troppo oppressivo per il suo concetto di libertà espressiva. I numerosi viaggi gli permettono di accostarsi alla pittura europea soprattutto all’impressionismo, al fauvismo e al cubismo, da cui rimane affascinato tanto da prendere a modelli di ricerca oltre ai vecchi classici come Goya e El Greco, anche Matisse, Picasso e Braque.

La morte del padre nel 1932, si presenta come un tragico evento che avrà gravi ripercussioni sulla psiche di Hans, e quindi anche sulle opere, superate solo dopo diversi mesi. Nel 1935 si trasferisce con la moglie Anna-Eva Bergman, artista norvegese, a Parigi e qui incontra Calder, Gonzalez e Hélion, con i quali stringe amicizia e approfondisce sempre di più la sua espressione astratta. Finalmente arriva la consacrazione con due mostre alla Galleria Lydia Conti di Parigi: una prima personale nel 1947, e nel 1948, un’esposizione dei suoi disegni dal 1922 al 1948.

Hartung è convinto assertore dell’Arte contemporanea astratta, che difenderà strenuamente dando, però, alle linee e alla gestualità della pittura, una collocazione psicologica che varierà molto nel corso della lunga vita, seguendone gli accadimenti privati ed affettivi. Molti, in questo periodo, sono i musei e le gallerie straniere che si interessano a lui, e nel 1957 anche la sua patria gli dedica un’ importante mostra itinerante. In questi anni, si intensifica e si moltiplica la sua produzione: dalle stampe, alle pitture, ai disegni, ai pastelli, alle fotografie.

La caratteristica costante di cercare sempre nuovi strumenti e nuovi materiali lo porta ad inserire nella pratica l’uso di utensili particolari come: aspirapolveri, compressori, spruzzatori, rulli, grandi scope, rastrelli adattati con pennelli per “agire sulla tela” in maniera diversa e più incisiva, introducendo anche colori vinilici e acrilici che, seccando rapidamente, gli permettono una migliore spontaneità sul lavoro senza ricorrere ai bozzetti. Con questi interventi, Hartung interpreta in maniera personalissima il concetto di action painting.

Nel 1960 vince all’unanimità il Gran Premio per la Pittura alla Biennale di Venezia; d’ora in poi, saranno numerosi i riconoscimenti assegnategli in tutto il mondo. Partecipa inoltre a varie edizioni di Documenta, espone insieme ad Arp e Magnelli al museo di Saint Paul-de-Vence, e poi al Museo Nazionale di Arte Moderna a Parigi, e ancora Houston, Quebéc e Montréal. Nel 1975 vengono esposte 27 dipinti monumentali al Metropolitan Museum di New York. Cinque anni dopo, Jacques Chirac gli consegna la “Médaille Vermeil”, durante una retrospettiva a lui dedicata nel Museo d’Arte Moderna della Città di Parigi, e nello stesso anno viene emesso un francobollo in suo onore."

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