MICHELE ZAZA (1948)

CARLO NANGERONI (1922-2018)
10 Gennaio 2019
RENATO MAMBOR (1936-2014)
10 Gennaio 2019
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Nasce a Molfetta in Puglia il 7 novembre del 1948.
La sua ricerca inizia con il ciclo Cristologia, presentato, nel 1972, alla galleria Diagramma/Inga-Pin di Milano. Nel 1973 crea un nucleo di opere intitolato Dissidenza Ignota, esposto da Marilena Bonomo a Bari. Nell’opera principale è rappresentata la madre dell’artista che sta per addormentarsi, tra una pistola poggiata su un cumulo di ovatta e una sequenza di immagini di lei in diversi momenti di vita quotidiana.

Nel 1974, lavori intitolati Naufragio euforico evidenziano l’aspetto contraddittorio della libertà sotto forma di un percorso “a senso unico”. Segue nel 1975 il ciclo Mimesi, esposto da Massimo Minini a Brescia e da Annemarie Verna a Zurigo. Esistenza e assenza, condizione umana e operare artistico sono a confronto.


Dal 1976 l’irreale non è in antinomia al reale, ma anzi costituisce una realtà in divenire, fatta di curiosi paesaggi di terra e di ovatta, abitati da piccoli oggetti di carta somiglianti a macchine volanti. Nella serie intitolata Anamnesi i personaggi sembrano agire nella dimensione del sogno, nutrendosi di molliche di pane. Nel 1978 crea opere intitolate Racconto celeste, dove analizza l’incorporeo. Il colore blu della parete cosparsa di stelle-molliche è un cielo che avvolge i volti del padre e della madre. Lo spazio abitativo diviene “spazio celeste”.

Nel 1980, da Leo Castelli a New York, Zaza espone Neo-Terrestre. Nello stesso anno Zaza è invitato alla Biennale di Venezia con una sala personale.
Successivamente, nel 1981 è a Parigi con una mostra antologica al Musée d’art moderne de la Ville de Paris. Mentre a Ginevra, al Cabinet des estampes du Musée d’art et d’histoire nel 1991, e a Mosca nel 1996 presso lo Shchusev Architecture Museum con una serie di nuovi lavori ispirati a Hölderlin. Tra le collettive, nel 1977 e nel 1982 partecipa alla Documenta di Kassel, nel 1975 alla Biennale di Parigi e nel 1977 alla XIV Biennale di São Paulo.

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Negli anni ‘80 Zaza comincia ad inserire nelle sue opere elementi scultorei, come Paesaggio in cui appaiono accanto alle fotografie delle forme tridimensionali. Significativa è la tappa di Cielo Abitato.
Nelle opere degli anni ’90 l’artista è come un “viaggiatore” che procede in direzione delle proprie origini, in un “ritorno verso se stesso”. Opere quali il Centro del Viaggiatore, Cercatemi altrove, Paesaggio segreto, Corpo magico, stabiliscono uno scambio fra l’intimità umana e il cosmo, attraverso sculture di cartone e ovatta con cui l’artista reinventa il proprio corpo avvolto da effetti di luce.

Zaza escogita uno scenario segreto, elaborato a partire da elementi del quotidiano (molliche, ovatta, cuscini) e da presenze scultoree. Spesso il volto, sia maschile che femminile, viene dipinto con colori riferiti alla terra e al cielo – il marrone, il blu, il bianco: da Rivelazione segreta e Corpo segreto (2005) a Paesaggio magico e Orizzonte segreto (2006), oppure Io sono il paesaggio (2007).

Zaza espone al Museo Laboratorio d’Arte Contemporanea di Roma e al Musée d’Art Moderne et Contemporain di Ginevra. Le sue opere sono conservate presso varie collezioni pubbliche, tra cui la Fondation Emanuel Hoffmann di Basilea, l’Hamburger Bahnhof-Museum für Gegen­wart (Berlino), il Walker Art Center (Minneapolis); il Kunsthaus (Zurigo).

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