CARLO RAMOUS (1926-2013)

SALVO (1947-2015)
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CESARE PEVERELLI (1922-2000)
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Carlo Ramous nasce a Milano, figlio di Adolfo Ramous e Luigia Burkhardt; suoi fratelli sono il letterato Mario Ramous (Milano 1924 - Bologna 1999), il compositore Gianni Ramous (Milano,1930 - Roma, 2014) e Graziella Ramous.

Nel 1938 si trasferisce a Bologna, dove frequenta il liceo artistico.
Nel 1945, seguendo i desideri di suo padre, si iscrive alla Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano, che frequenta per qualche anno, ma contemporaneamente segue prima corsi di Luciano Minguzzi a Bologna e successivamente di Marino Marini all'Accademia di belle arti di Brera a Milano.

Nel 1946 espone le sue opere all'Angelicum di Milano, dove viene segnalato dalla giuria fra gli scultori più promettenti.
Realizza le sue prime opere di ispirazione antropomorfa in terracotta o gesso, usandole spesso come calchi per delle fusioni in bronzo.
Presto però, a partire dalla fine degli anni cinquanta, il suo linguaggio espressivo si orienta più decisamente verso le forme astratte e il bronzo diventa praticamente l'unico materiale che userà per le sue sculture, con le quali partecipa a numerosi concorsi e mostre sia collettive che personali.


Partecipa alla Biennale di Venezia (edizioni 1958, 1962, 1972), alla Triennale di Milano (edizioni 1954, 1960, 1964), alla Biennale di San Paolo del Brasile nel 1961 e alla Quadriennale di Roma (edizioni 1955, 1959, 1973), oltre che a numerose mostre personali e collettive in tutto il mondo.

Dopo una fase, tra il 1966 e il 1967, anni in cui dirige la sezione decorazione plastica all'istituto statale d'arte di Monza e in cui si dedica a produrre opere in legno, principalmente padouk, passa alla realizzazione di lavori in lamiera di ferro e le sue sculture, pur rimanendo sempre “massicce”, acquisiscono tagli nuovi, spigoli vivi.


È l'inizio del cammino artistico che nell'ambito della scultura lo porterà a realizzare opere in ferro di notevoli dimensioni, che verranno esposte a Milano e a Parma nelle aree urbane principali, fino a culminare nel 1992 con la spettacolare "Ad Astra", scultura in acciaio inox di quasi 12 metri e collocata nel Chuo Park di Chiba, in Giappone.

«[Con l'acciaio] è possibile fare più o meno tutto, avendo anche il grosso vantaggio che, a differenza ad esempio della terracotta, del legno e dello stesso marmo, l'acciaio inossidabile rimane per sempre qual è. Quindi il pensare, mentre lavori, che stai facendo una cosa che resterà così com'è anche tra cinquecento anni, in un certo senso è di stimolo e direi, di conforto anche dal punto di vista psicologico.»

Nella fase finale della sua carriera di scultore realizza un gran numero di bozzetti in metallo, principalmente zinco.
Muore a Milano il 16 novembre 2003.

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