ALDO TAGLIAFERRO (1936-2009)

MARIO VELLANI MARCHI (1895-1979)
10 Gennaio 2019
PAOLO ICARO (1936)
10 Gennaio 2019
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Aldo Tagliaferro nasce a Legnano 1936, città in cui trascorre i primi anni della sua vita, con i genitori Guido e Candida e le sorelle Silvana e Tilde, e dove svolge, fin dall'età giovanile, un'intensa attività pittorica.
Entra a far parte già nel 1953 dell'Associazione Artistica Legnanese esponendo le sue opere pittoriche figurative nelle numerose collettive del sodalizio. Nel frattempo a Milano, dove lavorava, ha modo di frequentare le gallerie d'avanguardia.

Agli inizi degli anni sessanta Aldo Tagliaferro decide di dedicarsi pienamente alla professione artistica e nel 1963 tiene all'Associazione di Legnano la sua prima personale, che viene visitata dal costruttore edile e collezionista Felice Valadà.
Questi gli offre la possibilità , nel medesimo anno, di trasferirsi a Sesto San Giovanni (MI) al Quartiere delle Botteghe, come lo aveva chiamato il costruttore, il quale aveva messo a disposizione una trentina di studi ad alcuni artisti in cambio di quadri.

Grazie a tale opportunità si era formato un gruppo di artisti che rappresentavano le tendenze più significative del momento: dalla nuova figurazione di De Filippi e Ceretti a quella segnica di Vermi e Bionda, dalle ricerche oggettuali di Castellani e Bonalumi al concettuale di Fabro, etc.; in questo contesto, Tagliaferro ha la possibilità di conoscere confrontarsi con questi artisti.

Dopo un periodo di riconsiderazione del suo lavoro, individua la propria problematica: dal 1965 inizia una ricerca che vuole essere documentazione e analisi critica del contesto socio-politico e del comportamento dell'uomo.


In questo percorso cerca delle soluzioni formali per ridare all'immagine quell'emotività iniziale che l'assuefazione aveva corroso, utilizzando anche delle immagini in contrapposizione e la ripetizione differenziata della stessa immagine.

Espone il primo lavoro con le immagini fotografiche al premio di pittura San Fedele a Milano nel 1965, lavoro che suscita molte discussioni, in quanto in un dibattito la critica aveva sostenuto che la fotografia non era pittura.
A quei tempi esporre i lavori fotografici negli spazi tradizionalmente occupati dalla pittura non era facile: la fotografia veniva considerata un'arte minore e poter porre in discussione in questi spazi tali ricerche era già un consolidamento del proprio lavoro.

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